capitolo 5 - La Potenza del Desiderio

Ulderico :  
< La sera in cui fui raggiunto dalla Lettera di Convocazione mi trovavo a teatro.
La grande sala in penombra era vuota, e si stava svolgendo l’ultima prova.
Sul palcoscenico si vedeva una danza corale selvaggia, che contrastava fortemente con l’elaborata musica barocca, al cui suono i danzatori danzavano.
La Danza e la Musica formavano un unione di opposti.

La forza istintuale di quella danza - caotica e ferita, ma estremamente vitale - si incontrava con la bellezza complessa e armonica della musica.
Come se potessero riconoscersi - e amarsi a fondo - due forze così diverse e contrastanti…

Per un momento ho pensato che questo miracolo potesse avvenire anche dentro di me, trasformando non so come la mia vita…
E per un attimo ho pensato anche a come avrebbe potuto essere bello ascoltare quella musica insieme ad un altra persona.
Insieme senza alcuna distanza convenzionale, nel buio e nel raccoglimento, come condividendo una medesima e sconfinata anima, in ascolto del mistero della vita.
Come se un’altra persona potesse aiutarmi a mantenere il raccoglimento verso l’ignoto, e non - come sempre accade - distruggerlo con un’atmosfera interiore di ordinario realismo.

La musica, la danza - e questo pensiero così lontano dai miei pensieri abituali – formavano un insieme strano e dirompente… risvegliando un immenso desiderio indefinibile e incontenibile - sempre respinto al suo apparire da lontano…

Respinto per paura della sua grande potenza… per paura di quella potente intuizione di una felicità introvabile e sconosciuta… dolorosa nel suo bisogno senza oggetto, senza fondo e senza misura, Insondabile dal pensiero eppure fonte sconosciuta di ogni pensiero...
Un desiderio sempre sepolto e tuttavia così vitale nelle profondità della mia memoria, e forse nella memoria della Terra in cui viviamo - e che in noi morente vive…
***
Ma presto un’antica rabbia soffocata riprese il sopravvento… perché non sapevo dove e come questo miracolo potesse mai realizzarsi … dentro di me, e nelle foreste morenti della Terra…
Ma ancor più non sapevo se tutto questo non fosse altro che un sogno inconsistente, radicato solo nelle inquietudini della mia fantasia… dopo tanti anni, ancora e sempre incapace di arrendersi alla realtà in cui - esiliati – sopravviviamo...

Questa mattina all’alba, ho riletto la Lettera di Convocazione... così bizzarra nella sua solennità pretenziosa e immotivata…
Poi in un lampo mi sono accorto che in quella solennità risuonava il solenne e grave ritmo della danza, e della musica, che nella notte mi avevano afferrato... percuotendo con una forza ancestrale il mio corpo e il mio pensiero… >

***
In seguito a queste idee e sentimenti, Ulderico cominciò a desiderare fortemente di mettersi in Viaggio : era un desiderio calmo, persistente e profondo... intriso di fiducia e malinconia…
Un desiderio che anche dopo essere stato accantonato per inseguire dubbi e timori, ritornava sempre... portato dai giorni e dalle notti che rapidi si susseguivano, senza che alcuna azione concreta si presentasse alla sua coscienza.
***
Ulderico :
< Il legame tra la concretezza della mia vita e la vitalità di quella danza, si presenta come un legame oscuro e difficile da perseguire.
E quel legame è qualcosa di vasto, che permea anche le vicende storiche: lo sterminio dell’anima selvatica - dell’anima delle foreste, sterminate dalla furia civilizzatrice dalla dea ragione, unita all'avidità di ricchezza...

Questo massacro dell'Anima delle Selve è anche, nel contempo, il massacro della nostra propria anima selvatica - potente nella sua ambivalenza di istinto amoroso e istinto crudele…

La medesima ambivalenza che condivide con la Natura.
La Natura che ci sostiene e ci distrugge...
La nostra anima dilaniata da questi opposti, e dai noi stessi dilaniata…
Eppure, nel suo fondo, sempre in attesa di un miracolo di unione di amore, trascendente ogni opposto >.  



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