lasciando le loro case.
Via via che procedevano nel viaggio, si accorgevano che le tracce della modernità diventavano sempre più rare - e la vegetazione più folta.
A questo mutamento del paesaggio corrispondeva un più indefinibile mutamento della luce - e dello Spirito dei Luoghi...
Sembrava di procedere a ritroso nel tempo Passato.
Ma sembrava anche di procedere verso il Futuro…
E questa labirintica unione di opposti era disorientante.
Tuttavia, sembrava rispondere alle più indefinibili necessità e desideri della loro anima
Aprendo un lampo sul Mistero del Tempo...
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L’Università di Lagofondo - dove avrebbero abitato in quel mese di Settembre - era un antico edificio, rimasto abbandonato per lungo tempo...
Di recente era di nuovo abitato, curato e custodito da alcuni custodi di vecchi libri, pietre antiche e alberi secolari.
Lo Spirito del Luogo era segnato dal grande lago dalle acque calme - mosse dai lievi riflessi scintillanti della luce del sole, o della luna…
Oppure acque agitate dal suono dei temporali e del vento…
O acque silenziose, pervase di presagi alla luce dell’alba - e pervasi di memorie alla luce del tramonto…
Il Lago era come un trasparente simbolo dell’inconscio personale, che increspa la superficie delle acque alla ricerca delle sue profondità archetipiche… alla ricerca del fondo senza fondo - mare e cielo… dove si incontrano, in comunione, tutta l’umanità e la Terra nel suo insieme, e l’universo intero...
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I boschi che circondavano il lago erano formati da alberi altissimi, e stretti tra loro - come una comunità in colloquio attraverso il contatto di tronchi, rami e radici - e attraverso la musica della foresta.
La luce del sole di fine estate e la luce emanata dagli alberi si incontravano - con sfumature e trasparenze mutevoli, scandite dal leggero vento che muoveva rami e foglie, luci e ombre…
Nella penombra del sottobosco, il sentiero principale era costellato da lastre di pietra che affondavano nella terra facilitando il passo e l’orientamento…
Il cammino si snodava tra curve, salite e discese, incontrando altri sentieri, e piccole radure o piccoli torrenti…
per poi riprendere la salita tortuosa nell’ombra del sottobosco.
Tra le pietre affioravano le grandi radici degli alberi…
Tra i rami affioravano il cielo e le chiare nuvole che lo percorrevano.
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In alto, le cime degli alti alberi a volte formavano degli archi... come un preludio all’incontro con gli archi che incidevano le mura dell’edificio verso cui procedevano.
Così l’anima del bosco e l’anima dell’edificio si avvicinavano… per poi incontrarsi alla fine di un lungo cammino in cui, a tratti, al viaggiatore sembravano persi sia l’orientamento, sia il desiderio di camminare...
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Nell’ultimo tratto, il sentiero si restringeva e diveniva ancora più scuro e tortuoso…
Per poi aprirsi nell’incontro improvviso tra gli archi di rami e gli archi in pietra…
L’edificio era costruito su un’altura, e si snodava ripido verso l’alto - rimanendo tuttavia strettamente a contatto con l’abbraccio degli alberi, che lo circondavano da ogni lato - e lo abitavano nei suoi cortili interni…
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Da ogni ogni stanza, dalle finestre si vedevano gli alberi - rimanendo così sempre inondati dal chiaroscuro della loro luce… filtrata dal verde delle foglie in estate - e dal bianco della neve spessa sui rami d’inverno.
Le alte mura e il grande portone d’ingresso erano quasi nascosti dalla vegetazione… ma il battente della porta era aperto e l’edificio era accogliente, con il suo cortile interno, e i larghi corridoi e le grandi scalinate - che a tratti si restringevano in piccoli e irregolari passaggi verso il basso, o verso l’alto…
Era come un labirinto di pietra che richiamava il labirinto dei sentieri e dei rami del bosco… e il labirinto delle radici che si inoltravano affondando...
e poi riaffiorando dalla terra oscura…
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In una sera di fine estate, i viaggiatori si ritrovarono dunque in una piccola sala - attigua alla biblioteca dell’università...
L’antico grande camino era stato acceso…
In quella sala, durante i trenta giorni trascorsi all’Università di Lagofondo, alcuni avrebbero letto ad alta voce la propria Metafora.
Altri invece avrebbero preferito condividere solo il proprio testo scritto su di un foglio...
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Tra una lettura e l’altra, solo lunghi tempi di completo silenzio avrebbero colmato di conoscenza coloro che partecipavano all’incontro…
Al di fuori del tempo delle letture, sarebbero restati sempre in silenzio – lavorando al restauro dell’edificio, o negli orti… Oppure vagando in riva al lago - o nei boschi.
Ed io, lo spirito del luogo - Spirito della Conoscenza Interiore – su di loro vegliavo... ansioso di accoglierli nelle mie profondità.
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