Quando arrivarono al Mausoleo di Burgoantico era appena sceso il crepuscolo.
Qualche raggio di sole illuminava la collina in cui si trovava l’edificio, edificato fuori dal paese, in una posizione isolata.
Aveva appena smesso di piovere…
Le piccole e povere case di Burgoantico si intravvedevano a valle, tra gli alberi e nelle radure…
Dai prati saliva un intenso profumo di terra bagnata, che risvegliava vecchie inquietudini e nostalgie… e a tratti qualcosa di lieve e sfocato… come una vecchia promessa appena intuita, e poi scomparsa nel corso della vita.
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L’antico edificio in pietra si presentava piccolo e semplice, in stile romanico, con una pianta a croce latina.
L’interno sembrava ancor più piccolo e raccolto – ma i soffitti a volta erano alti…
E in alto - nella fitta penombra - gli archi sembravano confondersi uno nell’altro…
Nel Mausoleo non erano sepolti solo alcuni nobili ma si trovavano anche le tombe di persone ignote alla Storia - tombe come accatastate e tuttavia con un ordine armonico …
Le pareti erano coperte di affreschi, con episodi della vita e della morte di alcuni dei sepolti.
Molti affreschi ritraevano azioni corali…
Altri, invece, dipingevano scene di vita comune, con poche persone intente al lavoro nei campi - oppure scene di vita familiare, all’interno di povere abitazioni.
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Su ogni episodio, l’Angelo della Morte vegliava – in ogni angolo... con la sua presenza, portando a contemplare ogni persona e ogni evento alla luce della loro morte.
E quindi portando ciascuno a vedere la propria vita alla luce della propria morte…
Le scene corali ampliavano la coscienza - introducendo il senso della dimensione collettiva e storica della condizione umana di “esseri mortali”.
Tutto l’edificio era dunque dedicato alla contemplazione della vita – personale, collettiva e storica - alla luce della morte.
E alla speranza nella Grazia di Dio che, invocata, accompagna nel momento del trapasso.
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Nelle due settimane successive - durante le ore quotidiane di permanenza silenziosa all’interno del Mausoleo – a coloro che più si inoltravano in quella difficile contemplazione - quel guardare la morte negli occhi avrebbe portato ad una crescente intensità di vita.
E proprio la promessa di questa intensità di vita era il nucleo – paradossale e incandescente - da cui promanava il fascino del Mausoleo di Burgoantico.
Quella intensità era più di un sentimento : era una condizione spirituale.
Era il ripetuto consegnarsi – dolenti e disarmati - a quell’unico Mistero che avvolge la vita non meno della morte.
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Le due settimane di silenzio - trascorse presso il Mausoleo di Burgoantico - avevano preparato i viaggiatori ad accostarsi al mondo intellettuale attraverso la cognizione della morte - presente e pervasiva nel più intimo di noi stessi e della storia umana.
Le due ultime settimane di Ottobre - dedicate al Convegno - avrebbe dunque potuto essere segnate da uno spirito di essenzialità - più che dall’intellettualismo che si ripiega su sé stesso… quando vaga e di disperde in poveri discorsi, altisonanti e desolati...
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